STORIA
LA STORIA DI CHECCO ER CARETTIERE
La storia di Checco er Carettiere, ristorante a trastevere da tre generazioni
La storia di Checco Er Carettiere inizia negli anni ’30. L’osteria di Checco nasce infatti nel 1935, quando Francesco e Diomira Porcelli rilevano l’osteria “Der Burino”, in via Benedetta 13. Francesco, detto “Checco”, trasportatore di vino e grande conoscitore della zona dei castelli romani, sito d’eccellenza per il vino di qualità del Lazio, apre la sua osteria romana, affiancato dalla moglie Diomira, cuoca sopraffina.
L’osteria a Trastevere, grazie alla fama di Checco, al concetto di qualità che impiega nella ricerca del vino migliore, dell’olio extra vergine di oliva della Sabina, delle carni di manzo e del pesce fresco, diviene da subito un punto di incontro. È infatti il migliore luogo del quartiere Trastevere dove poter gustare la cucina tradizionale romana di qualità. Frequentata da Trasteverini buongustai, da poeti (Trilussa è un abituè negli anni ’40), attori e politici negli anni ’60 (Fellini) esplode: tutti vogliono mangiare da Checco Er Carettiere, Checco in quegli anni diventa vanto e gloria del quartiere, era un bravo oste e un Trasteverino doc!




Nel 1961 muore Checco ed il figlio Filippo, detto “Pippo”, prende in mano l’attività: anche lui come il padre ha fatto molta gavetta da “Carettiere”. Le cose vanno bene e nel 1968, grazie a un aumento della clientela, Pippo amplia il ristorante rilevando il locale a fianco della vecchia osteria, a via Benedetta 10.
Alla morte di Pippo l’osteria rimane chiusa fino al 2005 anno in cui le eredi di Checco e di Pippo restaurano i locali per dar vita ad un vecchio progetto di famiglia, che era quello di proporre la cucina di qualità per tutte le tasche.
LA NOSTRA FAMIGLIA

Dopo tre generazioni, con tanto amore e rispetto, le nipoti di Checco sono ancora in prima linea, ricoprendo tutti i ruoli nella gestione del ristorante a Trastevere che continua su un solco profondo e radicato nel territorio. Parlando con Stefania, Susy, Laura e Mira, non si può fare a meno di capire e sentire tutto l’amore e la competenza e la convizione nel conservare i veri sapori di una Roma che sta scomparendo.