Gli anni ’80: il trionfo del disimpegno

Esplode lo yuppismo e il rampantismo; si assiste al deterioramento delle ideologie e del “militantismo” politico.

A Berlino cadrà il muro, nella Piazza Rossa si ammainerà la bandiera della Rivoluzione.

Luca Barbareschi ed Ezio Greggio sono due tra gli emblemi del cinema “disimpegnato” degli anni ’80: si pensi Barbareschi in “Via Montenapoleone” o Greggio in “Yuppies”.


Entrambi sono visitatori del ristorante nel loro maggiore momento di popolarità cinematografica. Sono, però, anche gli anni di “Quelli della notte”, l’esilarante programma Rai che tiene svegli milioni di Italiani. Esordisce in questa trasmissione Marisa Laurito, verace napoletana, ma con un pezzo di cuore presente a Roma, direzione Trastevere: da “Checco” è più di una visitatrice.

Arriviamo al 1989: muore a Roma Sergio Leone: è uno dei più grandi lutti per il cinema italiano e per la città di Roma. Sergio Leone, compagno di classe di Filippo e dell’immenso Ennio Morricone scompare dalla scena non senza aver lasciato l’ultimo capolavoro, quel “C’era una volta in America” ancora oggi considerato una pietra angolare del cinema mondiale.
Mezzo cast viene da “Checco” in presenza di tanti amici e colleghi.
Resterà “mitica” quella tavolata di Sergio Leone in compagnia di Robert De Niro, James Woods, Harvey Keitel, Giuliano Gemma, Dalila Di Lazzaro e i già citati Cassius Clay e Gianni Minà.


È emozionante assistere alla presenza di autentici “miti” che brindano alla riuscita di un immenso “cult” che è diventato storia e leggenda.

Così come “leggenda”, forse immeritatamente, divenne “9 settimane e mezzo”, film-scandalo che lanciò due sex symbol come Kim Basinger e Mickey Rourke.
“Rourke il bello”, parafrasando un film che lo vide interprete, viene da “Checco” alla fine degli anni ’80, chiudendo emblematicamente un decennio un po’ vacuo e molto disincantato.

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